E’ ormai noto che i dispositivi IoT sono tanto innovativi, quanto vulnerabili.

Tra le principali vulnerabilità di sicurezza che interessano i dispositivi smart, non possiamo non citare Ripple20.

Stiamo parlando di un intero set di vulnerabilità 0-day  presenti in una libreria TCP/IP incorporata in numerosissimi device intelligenti.

ripple20 vulnerability

In questo articolo, esploreremo Ripple20 in modo approfondito, analizzando le sue implicazioni sulla sicurezza dell’Internet delle Cose e fornendo consigli pratici per difendersi.

  1. Ripple20: origini e scoperta delle vulnerabilità
  2. Analisi tecnica delle vulnerabilità Ripple20
  3. Misure di mitigazione e protezione
  4. Riflessioni finali su Ripple20

Ripple20: origini e scoperta delle vulnerabilità

Ripple20 si compone di una lista di 19 vulnerabilità zero-day, scoperte per la prima volta nel 2020 dalla società di sicurezza informatica JSOF.

Queste criticità di sicurezza interessano la libreria del protocollo Treck TCP/IP sviluppato dalla società Treck Inc. – un’azienda americana di Cincinnati – negli anni ’90.

Se sfruttate attivamente mediante un exploit, tali vulnerabilità consentono di iniettare codice malevolo nel device capace di persistere indisturbato nel sistema anche per diversi anni.

Il protocollo interessato è certamente figlio di un’epoca in cui i principi di security-by-deign non erano contemplati nella fase di implementazione di un codice.

Il problema è che questo stack TCP/IP è stato integrato in innumerevoli prodotti sia lato aziendale che lato consumer negli ultimi 20 anni.

Questo equivale a un rischio che si estende, oltre ai singoli dispositivi interessati, anche a tutta la catena di approvvigionamento in cui questi ultimi sono impiegati.

Insomma, le vulnerabilità Ripple20 possono rappresentare una fonte inesauribile per attacchi alla supply chain.

Analisi tecnica delle vulnerabilità Ripple20

Approfondiamo ora le caratteristiche tecniche che rendono questa vulnerabilità tanto rischiosa, nonché le sue concrete conseguenze.

Una delle principali criticità è rappresentata dal buffer overflow, che si verifica quando un programma scrive dati oltre i limiti di un buffer. Questo può portare a:

  • sovrascritture di dati
  • esecuzione di codice arbitrario
  • blocco completo del sistema

Tra le altre altre problematiche di sicurezza rilevanti associate a Ripple20, possiamo individuare il mancato controllo e validazione degli input, che consente agli attaccanti di inserire o manipolare dati per sfruttare il sistema. Ciò potrebbe portare a:

  • esecuzione di codice arbitrario
  • accesso non autorizzato a risorse critiche

Un’altra vulnerabilità significativa di Ripple20 è la potenziale esposizione della rete IoT a minacce esterne. Gli attaccanti potrebbero sfruttare questa falla per ottenere accesso non autorizzato ai dispositivi IoT,

  • compromettendo la privacy degli utenti
  • causando potenziali danni sia a livello di dati che di funzionalità

Ciò, oltre a mettere a rischio le reti IoT, ne compromette anche l’intero ecosistema connesso.

Misure di mitigazione e protezione

Al fine di affrontare i bug Ripple20, è essenziale che gli sviluppatori e gli operatori di dispositivi IoT prendano le misure appropriate per mitigare i rischi.

Ciò include:

  1. Applicazione di patch e aggiornamenti di sicurezza ai firmware dei device: gli sviluppatori dei dispositivi IoT devono fornire regolarmente patch e aggiornamenti di sicurezza per correggere le vulnerabilità conosciute, comprese quelle associate a Ripple20. Gli utenti dei dispositivi IoT devono assicurarsi di installare tempestivamente queste patch per garantire che i loro dispositivi siano protetti dagli ultimi rischi di sicurezza
  2. Valutazione della sicurezza delle librerie di codice: è importante che gli sviluppatori e i fornitori di dispositivi IoT effettuino una rigorosa valutazione delle librerie di codice utilizzate nei loro prodotti. Questa valutazione dovrebbe includere una revisione approfondita del codice sorgente, test di sicurezza e una valutazione delle vulnerabilità potenziali. L’obiettivo è identificare e risolvere eventuali difetti di sicurezza prima che vengano sfruttati dagli attaccanti
  3. Implementazione di politiche di sicurezza a livello di rete: le reti che ospitano dispositivi IoT devono adottare politiche di sicurezza robuste. Ciò può includere l’implementazione di firewall, monitoraggio del traffico di rete, accesso basato su ruoli e controllo degli accessi
  4. Sensibilizzazione degli utenti: è essenziale educare gli utenti dei dispositivi IoT sulla sicurezza e sensibilizzarli sui rischi potenziali. Gli utenti devono essere consapevoli delle migliori pratiche di sicurezza, come l’uso di password forti, l’aggiornamento regolare dei dispositivi e l’evitare di utilizzare dispositivi IoT non sicuri o non supportati
  5. Adozione dei principi di sicurezza Zero Trust, che prevedono l’identificazione di ogni dispositivo sulla rete e il controllo dell’accesso solo dopo aver verificato la sua attendibilità
  6. Segmentazione di rete, tale da isolare i dispositivi IoT in specifiche partizioni di rete, impedendo che malware ed exploit vengano estesi all’intero network

Affrontare la vulnerabilità Ripple20 richiede un approccio proattivo e multidimensionale alla sicurezza. Solo attraverso la combinazione di misure tecniche, educative e collaborative possiamo mitigare i rischi associati a questa vulnerabilità e garantire la protezione dei dispositivi IoT e delle reti nell’era dell’Internet delle Cose.

Riflessioni finali su Ripple20

La vicenda Ripple20 dimostra come bug e criticità di sicurezza possano rimanere silenti anche per decenni prima di venire alla luce.

La diffusione capillare della libreria TCP/IP, nonché il ventennio trascorso dalla sua implementazione, hanno fatto sì che il rischio si espandesse in ogni angolo del globo, interessando i device più disparati.

Considerati potenziali rischi, è quindi consigliabile rivolgersi ad esperti di sicurezza informatica, i quali sapranno valutare quanto gli smart object della tua azienda siano esposti a Ripple20, nonché alle alte, innumerevoli, falle dell’ecosistema IoT.