
Sextortion, come prevenirla e cosa fare in caso di ricatto
Sommario dell’articolo
Con l’accusa di sextortion veniva arrestato il 10 marzo 2010 Luis Mijangos.
L’hacker messicano aveva infatti spiato attraverso la webcam del PC centinaia di donne in atteggiamenti intimi e le aveva poi ricattate. Non contento, il criminale informatico aveva chiesto alle vittime soldi in cambio della non divulgazione delle immagini sessualmente esplicite. In quell’occasione, i media avevano usato per la prima volta il termine sextortion, diventato poi di uso comune tra il 2017 e il 2018.
Nato come crasi tra le due parole inglesi sex ed extortion, il significato di sextortion è estorsione sessuale. La sex extortion indica la minaccia della diffusione di contenuti sessualmente espliciti che ritraggono la vittima, al fine di ottenere qualcosa da quest’ultima, di solito denaro.
Infatti, si tratta di una condotta criminale perpetuata attraverso la rete che oggi ha una grandissima diffusione,
aumentata del 106% nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19.
A tal proposito, sextortion rientra nell’ampio fenomeno della pornografia non consensuale. Spesso viene associata al revenge porn, ma in realtà i due fenomeni non sono equivalenti.
Differenze Sextortion e Revenge Porn
Il revenge porn indica la diffusione di contenuti sessuali ritraenti la vittima con il fine di umiliarla ed è un reato commesso principalmente da ex fidanzati o amanti respinti. La vittima dunque conosce bene il suo carnefice. La sextortion ha invece il fine di ottenere denaro, altro beneficio economico o altre immagini intime raffiguranti la vittima, ed è perpetuata prettamente sia da persone sconosciute incontrate online che da ex partner.
La diffusione di immagini, video o altri contenuti sessualmente espliciti senza il consenso della persona raffigurata è un reato di recente introduzione in Italia, regolato dalla legge 69 del 9 agosto 2019, detta Codice rosso, che ha modificato il Codice penale stabilendo che:
“è punibile con la reclusione da 1 a 6 anni e una multa da 5000 a 15000 euro chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate”
Anche l’estorsione sessuale, quindi anche solo la minaccia della pubblicazione del contenuto sessualmente esplicito, è reato in Italia secondo l’articolo 629 del Codice penale che stabilisce che commette estorsione chiunque, mediante violenza o minaccia, costringe qualcuno a fare o ad omettere qualcosa e procura a sé o altri un ingiusto profitto con altrui danno. La pena, in questo caso, è la reclusione da 5 a 10 anni e una multa da 1000 a 4000 euro.
Gran parte delle persone che subiscono sextortion sono bambine e ragazze minorenni.
Secondo un report del sito thorn.org, l’associazione che si occupa di difendere bambini e ragazzi dal fenomeno del traffico sessuale minorile, stima che una vittima su quattro di sextortion è una bambina di non più di 13 anni. Non solo: due vittime su tre sono ragazze minacciate prima dei 16 anni.
Probabilmente, bambini e ragazzi sono le vittime ideali di sextortion in quanto inesperti nel coltivare nuovi rapporti e non in grado di capire le conseguenze delle loro azioni e i pericoli del web.
In aggiunta, sono persone vulnerabili dal punto di vista psicologico ed emotivo, e provano vergogna facilmente.
Le vittime di sextortion hanno spesso comportamenti autolesionisti, soffrono di depressione, e abbandonano la scuola. Secondo un’analisi del FBI del 2015, su 43 casi di sex estorsione con vittime minorenni, 2 si erano suicidate e 10 avevano tentato il suicidio.
L’estorsione sessuale ai danni di persone minorenni rappresenta quindi una vera e propria emergenza.
La vulnerabilità è una caratteristica che, comunque, accomuna tutte le vittime di sextortion che, se non sono minorenni, sono persone con una situazione familiare critica oppure persone che hanno una carriera importante e sono in vista socialmente. Queste persone offrono agli hacker una maggiore garanzia del pagamento del riscatto, e sono quindi le vittime predilette.

Le vittime sextortion vengono spesso prese di mira nelle piattaforme che frequentano, infatti, la maggior parte di loro ha dichiarato di essere inizialmente venuta a contatto con il suo ricattatore sotto forma di richiesta di amicizia su un social media.
Si stima che il 60% delle vittime venga minacciato per la prima volta a distanza di due settimane dal primo contatto con il molestatore, e che il 47% di loro venga poi minacciata quotidianamente.
Esistono principalmente quattro modalità di estorsione sessuale sul web:
Sextortion via e-mail
In questo caso, la vittima riceve un’e-mail in cui la si avvisa che il suo dispositivo è stato violato dagli hacker, che hanno così accesso alle sue foto private, oppure che è stata scoperta a visitare siti porno. A volte avvisano anche che un virus (trojan o malware) è stato istallato sul PC in modo da poter filmare tramite la webcam.
Il cyber-criminale chiede quindi all’utente di pagare una determinata cifra entro 48 ore se non vuole che i contenuti sessualmente espliciti che lo raffigurano vengano mandati ai suoi contatti. Queste messaggi sono delle frodi online in quanto il ricattatore non possiede in realtà nessun contenuto intimo della vittima.
Ricatto sessuale dopo violazione di accesso
In questo caso parliamo di ricatto sessuale che avviene dopo un camfecting, termine che indica la violazione della fotocamera del cellulare, della webcam del PC o delle telecamere di sorveglianza dell’abitazione. La tecnologia di Trojan di accesso remoto (RAT) consente, infatti, a un hacker di visualizzare la persona direttamente attraverso la fotocamera dei dispositivi.
Revenge porn
Revenge porno, il reato è in forte ascesa
Come già anticipato all’inizio dell’articolo, solitamente il revenge porn è perpetuato da ex partner che minacciano di rendere pubblico materiale intimo condiviso dalla vittima durante la relazione.
In questo caso, l’intento di solito non è quello di ottenere denaro, ma di umiliare la persona e “punirla” o “avere vendetta”.
Il termine “revenge”, però, è ingannevole perché la vendetta c’è quando si fa qualcosa di sbagliato, mentre in questo caso la vittima si è semplicemente fidata di un partner che non meritava la sua fiducia.
Ricatto sessuale “classico” via social network
In questo caso, l’utente preso di mira viene contattato sui social network da un profilo sconosciuto con foto false di persone di bell’aspetto. Questo profilo inizia una conversazione via chat e conquista la fiducia della persona mal capitata.
A questo punto, la conversazione si sposta su app di messaggistica o videochat. Quindi l’adescatore chiede alla vittima di condividere con lui video o immagini esplicite, o di compiere atti sessuali davanti alla webcam. Video e immagini vengono poi segretamente collezionate, e dopo qualche giorno o settimana avviene la richiesta di riscatto con la minaccia di condividere quel materiale sui social o di mandarlo a contatti stretti della vittima.
Di solito, in tutti questi casi, l’adescatore chiede di pagare il riscatto tramite money transfer, bitcoin, ma anche carta di credito.
Per prevenire la sextortion e non rischiare di diventare vittime è fondamentale avere delle accortezze. Per ciascuno di noi è importante preoccuparsi dell’utilizzo corretto dei propri dispositivi ed è fondamentale, essere coscienti della pericolosità degli utenti del web con cui ci si interfaccia.
Eccone alcune:
- Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Evitare di mandare materiale intimo a persone che non si conoscono dal vivo.
- Sul web vale anche la regola: se è troppo bello per essere vero, non è vero. Mai fidarsi di donne o uomini attraenti che sembrano da subito molto presi.
- La pubblicazione e l’invio di materiale sessualmente esplicito sul web è una scelta personale. Bisogna però sempre tenere conto che, quando si condivide qualcosa online, quel contenuto non è più controllabile.
- Tenere privati e protetti i propri profili social.
- Proteggere i propri dati. Per esempio, ricordandosi di installare un antivirus, facendo spesso backup e aggiornando i software.
- Proteggere ulteriormente i dati sensibili e personali, mettendoli sotto password oppure tenendoli in un hard disk esterno.
- Mantenersi alla larga da malware e spyware. Per esempio, facendo attenzione ai siti frequentati, non lasciando il PC incustodito nei luoghi pubblici, e aggiornando sempre tutte le app.
- Installare un software in grado di rintracciare il proprio dispositivo, in caso di furto o di smarrimento.
Sicuramente è più facile prendere le dovute precauzioni informatiche per prevenire la sextortion, che essere sicuri dell’onestà del proprio ex partner.
I ricatti online devono essere denunciati alle autorità competenti, il prima possibile
Se siete vittime di sextortion, non fatevi prendere dal panico e dal senso di vergogna. Il vero criminale è chi ricatta, non chi viene ricattato. Soprattutto, non cedete alle pressioni dell’attaccante.
Infatti, soprattutto nel caso della sextortion via mail, si tratta di una vera e propria truffa: il ricattatore non ha davvero immagini compromettenti della vittima.
Tuttavia, anche nei casi in cui non si tratta di una vera e propria truffa, e il molestatore possiede davvero materiale sessualmente esplicito della persona capitata, cedere al ricatto vuol dire far capire che si è vulnerabili e quindi dare modo al ricattatore di agire ancora.
Inoltre, non è necessario cedere al ricatto in quanto la polizia può risalire al criminale.
Ecco cosa fare se un cybercriminale ci sta ricattando:
- Chiedere aiuto ad amici e a parenti, soprattutto se si è minorenni.
- Salvare gli screenshot dei messaggi ricevuti e tutto il materiale sul ricattatore in nostro possesso, in modo da mostrarlo alla polizia.
- Bloccare il molestatore e segnalarlo alla piattaforma in cui è avvenuto il contatto.
- Denunciare immediatamente l’accaduto alla polizia.
- Cercare un supporto psicologico.
- Cercare un supporto di sicurezza informatica, in modo da evitare che accada di nuovo.
La sextortion fa leva sulle paure degli utenti e sul sentimento di vergogna, ed è per questo che sta sempre di più prendendo piede sul web.
Che si venga minacciati via e-mail, via social, o via app di messaggistica, che il cybercriminale sia uno sconosciuto o l’ex partner, l’importante è mantenere la calma, non isolarsi, e contattare le autorità competenti.
Vista la grande diffusione di questo fenomeno, per evitare di caderne vittime, è fondamentale non fidarsi degli sconosciuti, fare attenzione quando si manda materiale sessualmente esplicito online, proteggere la privacy dei propri account social e i dati sensibili presenti sui dispositivi, e infine mantenersi alla larga da malware e spyware.
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