
Sexting, quali sono i rischi e come farlo in sicurezza
Una nuova frontiera del sesso: soprattutto tra i giovani, la pratica del sexting si diffonde sempre di più.
Sebbene rappresenti un naturale sviluppo delle relazioni virtuali, fare sexting potrebbe anche rivelarsi molto rischioso.
In questo articolo condividiamo qualche indispensabile consiglio per rendere questa attività il più sicura possibile.
Indice degli argomenti
L’espressione sexting nasce dalla fusione dei termini inglesi “sex” e “texting”: in italiano la traduzione sexting rispettivamente “sesso” e “mandare messaggi”.
Indica infatti l’invio di contenuti sessualmente espliciti, testuali e visuali, tramite app, e-mail o messaggistica. È sexting sia una conversazione erotica con il proprio partner, sia quella con uno sconosciuto su Tinder. È sexting sia inviare foto intime di sé stessi, sia di qualcun altro in una chat di gruppo.
Insomma, si definisce sexting qualsiasi attività che preveda l’invio telematico di contenuti a sfondo sessuale.
Notoriamente si fa una distinzione tra sexting primario e sexting secondario:
- Il sexting primario è l’invio di foto o video di sé stessi in un contesto privato
- Il sexting secondario è la diffusione di foto o video ricevuti da qualcun altro
Spesso, il sexting secondario non è consensuale e rappresenta un reato e un rischio per la sicurezza.
Ma andiamo con ordine.
Il termine sexting è stato usato per la prima volta nel 2005 dalla rivista australiana Sunday Telegraph Magazine ed è apparso nel dizionario nel 2012.
Il suo utilizzo si è evoluto insieme alle nuove tecnologie. Inizialmente consisteva nell’inviare messaggi di testo via SMS, per poi diventare più visuale, attraverso la condivisione di immagini via MMS.
Con la diffusione di Internet, scambiarsi immagini e video sessualmente espliciti è diventato infine sempre più facile. Se un primo momento il veicolo di scambio privilegiato era l’e-mail, oggi tutto ha luogo principalmente attraverso i social network e le app di messaggistica, che hanno aumentato esponenzialmente la portata del fenomeno e l’immediatezza nell’invio e nella fruizione dei contenuti.
Il primo studio italiano rispetto alla diffusione del sexting tra gli adolescenti è stato fatto nel 2011 da Telefono Azzurro ed Eurispes.
Tra i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, il 10,2% aveva ricevuto contenuti a sfondo sessuale sul cellulare, mentre il 6,7% ne aveva inviati.
Questa pratica, pur essendo diffusa sia tra i maschi che tra le femmine, registrava una percentuale più alta di ragazzi rispetto alle loro coetanee di sesso femminile.
Negli anni il fenomeno sexting ha inevitabilmente fatto registrare un’impennata. Questo anche grazie al periodo di lockdown in concomitanza alla pandemia.
Uno studio del 2019 dell’Università di Olomouc ha rilevato la prevalenza del sexting in diverse fasce d’età.
Tra i giovani nella fascia 10-15 anni il 18,42% aveva mandato contenuti sessuali e il 21,43% ne aveva ricevuti, contro il 48,84% di contenuti inviati e il 54,26% di file ricevuti nella fascia 21-25 anni.
Già da queste percentuali si può intuire l’entità e la portata del sexting secondario.
Infatti, se sono più le persone che ricevono contenuti sessualmente espliciti rispetto a quelle che li inviano, vuol dire che alcuni contenuti vengono condivisi più volte.
In un altro studio pubblicato nel 2013 su “Computer and human behavior”, il 67% dei partecipanti tra i 18 e i 26 anni aveva dichiarato di aver mandato messaggi di testo a contenuto sessuale. Tra questi, il 78% al partner ufficiale, il 63% al partner casuale e il 55% come “tradimento”.
Il sexting tra adulti consenzienti non è reato.
L’invio di materiale sessualmente esplicito diventa illegale in due casi:
- quando coinvolge minori
- quando non c’è il consenso delle persone direttamente interessate
Nel primo caso, il reato perseguibile è la pedopornografia e può essere punito con la reclusione dai 6 ai 12 anni (secondo l’articolo 600 ter del Codice penale). Nel secondo caso, si può parlare di:
- revenge porn
- violenza privata
- minaccia
- sextortion
La diffusione di contenuti sessualmente espliciti senza consenso è infatti un reato regolato in Italia dalla legge 69 del 9 agosto 2019, detta Codice rosso. E’ considerato un illecito anche la sola minaccia di pubblicazione.
La pena in questo caso è la reclusione tra i 5 e i 10 anni e una multa dai 1000 ai 4000 euro.
Nella pratica, la legislazione ha ancora diversi vuoti legali per quanto riguarda la tutela delle persone e dei loro dati online.
Nel caso del revenge porn, ad esempio, la vittima deve dimostrare l’assenza di consenso nella diffusione del materiale, cosa spesso tutt’altro che semplice.
In alcune sentenze è stato riconosciuto il diritto della persona lesa alla rimozione dei materiali sessualmente espliciti, ma sussistono ancora casi in cui il reato non è ancora stato riconosciuto come tale.
Le principali criticità nelle procedure penali riguardanti il sexting consistono nella difficile individuazione dei colpevoli, anche nei casi in cui l’illecito venga di per sé condannato.
È il caso, ad esempio, dello scandalo dei gruppi Telegram scoppiato qualche anno fa.
Nel 2020 si registravano 89 canali e gruppi Telegram di utenti italiani che si scambiavano foto e video intimi di partner ed ex partner, spesso anche con numeri di telefono, contatti e dati personali delle vittime di sexting.
Il sistema dei gruppi Telegram permette di avere canali pubblici che rimandano a chat private.
A ciò si aggiunge la crittografia end-to-end, che permette soltanto a chi partecipa a una chat di conoscerne il contenuto. Inoltre Telegram punisce contenuti pornografici illegali solo se condivisi pubblicamente.
Come si può facilmente intuire, in questi casi è molto difficile per la Polizia Postale intercettare chi commette reato di Revenge porn.
A causa della mancanza di controllo capillare sui contenuti digitali, le vittime di reati legati alla diffusione non consensuale di contenuti erotici possono contare su ben poche tutele.
Per questo motivo, il sexting resta, in linea di massima, una pratica poco sicura.
Vista la poca tutela online effettiva delle persone, il vero rischio del sexting è la compromissione della privacy e identità.
Questo rischio aumenta quando sono coinvolti minori.
Sapere che materiale intimo destinato a una sola persona è stato condiviso su molti schermi può avere gravi conseguenze sulla salute psicologica ed emotiva dell’interessato, ancor di più se la vittima si trova in una fase della vita in cui è più vulnerabile: l’adolescenza.
I rischi sono spesso anche sociali. Noti molti casi in cui le vittime di Revenge porn hanno vista compromessa la propria attività lavorativa o vita affettiva.
Ha fatto molto discutere lo scorso anno la vicenda della maestra di Torino licenziata perché l’ex fidanzato aveva diffuso sue foto intime.
La ragazza in questione ha avuto il suo lieto fine, riuscendo a recuperare il proprio lavoro e a ottenere giustizia, ma non sempre queste vicende includono un happy ending. Tiziana Cantone ne è un esempio emblematico. La donna è morta suicida nel 2016 a causa di un video che la ritraeva in atteggiamenti intimi, contenuto che è stato diffuso e in breve tempo è divenuto virale.
Riassumendo, con il sexting si rischia che il proprio materiale intimo condiviso in maniera consensuale finisca per essere poi diffuso a terzi senza autorizzazione.
Pur restando una pratica assolutamente che mette in pericolo la sicurezza e l’identità della vittima, esistono delle indicazioni di massima che permettono all’utente di continuare a praticare sexting in sicurezza.
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Farlo sexting solo con persone di cui ci si fida
Bisogna valutare bene la persona che si ha dall’altra parte, rinunciando alla condivisione di proprie foto o video al primo cenno di inaffidabilità.
Meglio sarebbe farlo solo con persone che si conoscono bene ed evitare sconosciuti.
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Chiedere il consenso
Inviare foto intime non richieste può essere fonte di disagio o rappresentare una vera e propria violenza. Inoltre, non bisogna insistere se l’altra persona è titubante o nega il consenso.
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Istallare un buon antivirus
L’antivirus protegge da spyware e malware che potrebbero rubare le foto o i video spinti e inviarli a un cybercriminale.
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Cancellare i contenuti
Una volta inviato e ricevuto, occorre cancellare il materiale per evitarne la diffusione involontaria in caso di furto o smarrimento del dispositivo.
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Disattivare la condivisione automatica sul cloud
Alcuni furti di immagini sessualmente esplicite sono avvenuti perché la vittima era inconsapevole di averle condivise sul cloud.
Inoltre, spesso i dispositivi fanno il backup in automatico. Per una maggiore sicurezza è necessario, quindi, disattivarlo.
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Scaricare app da fonti attendibili
Alcune app, come Snapchat, offrono funzionalità che limitano la diffusione non autorizzata di materiali, ad esempio, impostando l’eliminazione automatica dopo 10 secondi. Altre app, come Confide, limitano la possibilità di fare screenshot. Questi piccoli accorgimenti possono rivelarsi un’ulteriore – e mai scontata- tutela per chi vuole fare sexting in sicurezza.
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Non farsi riconoscere
Altro accorgimento importante è quello di non inquadrare il volto o altri elementi distintivi, in modo da non essere identificabili. In questo modo, la privacy sarebbe in parte tutelata, anche in caso di diffusione non consensuale.
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Disattivare la geolocalizzazione
Dalla geolocalizzazione della foto i cybercriminali possono risalire ad informazioni personali sulla persona che l’ha scattata.
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Contattare le autorità
In caso di sextortion, revenge porn o cyberbullismo non bisogna vergognarsi e contattare il prima possibile le autorità, in modo da arginare da subito la questione.
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Non cedere alle minacce
In caso di minacce, non occorre pagare il riscatto: sia perché questo non implica la fine delle minacce, sia perché le autorità possono aiutare e tutelare le vittime di estorsione sessuale.
Il sexting è una pratica che si è largamente diffusa negli ultimi decenni ed è ormai praticata da molti giovani.
Il sexting non è un’attività che va condannata: è anche un modo per consolidare il legame con il proprio partner e aumentare la propria autostima.
Prima di metterla in pratica, bisogna però conoscere i rischi che si corrono nel condividere materiale sessualmente esplicito su Internet.
Il sexting, infatti, costituisce reato se sono coinvolti minori e se non è consensuale.
Inoltre, la diffusione non consensuale di immagini sessualmente esplicite può avere gravi conseguenze per la vita della vittima.
Per questo, prima di fare sexting, occorre prendere alcune semplici precauzioni che tutelino la privacy sia online che nella vita reale
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Sono l’interlocutore ideale per le aziende di produzione industriale con più di 50 dipendenti, con responsabile informatico interno e consapevoli che la sicurezza informatica sia un valore con cui tutelano i clienti.
La volontà di proteggere imprese, dati e persone, mi ha fatto fondare Onorato Informatica, azienda con più 15 anni di attività, oltre 4500 clienti e più un milione di attacchi informatici sventati.
La passione per il mio lavoro mi porta spesso ad essere chiamato come relatore in eventi formativi sul tema della sicurezza informatica presso associazioni di imprese, di professionisti e università.