
Revenge Porn, di che cosa si tratta
Nell’ultimo decennio, con l’ascesa e lo sviluppo delle nuove tecnologie, di conseguenza delle nuove modalità di comunicazione virtuali, si è assistito ad un considerevole incremento delle condotte di violenza digitale, tra le quali:
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cyberstalking
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cyberbullismo
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revenge porn
di cui ne parleremo approfonditamente in questo articolo.
Sommario degli argomenti
- Cos è il revenge porn
- Esempi di abuso sessuale tramite immagini
- Le vittime di revenge porn
- I trend in materia di revenge porn
- Il reato di revenge porn per la legge italiana
- Vittime di revenge porn, come comportarsi
- Difendersi dall’abuso sessuale tramite immagini
- Coinvolgimento nel fenomeno del revenge porn, cosa fare
L’introduzione al fenomeno revenge porn
Definito anche vendetta porno o revenge pornography, si tratta di un fenomeno complesso.
Indubbiamente, parliamo di pornografia non consensuale con conseguente diffusione del materiale tramite web.
La nozione di revenge porn si è affermata negli ultimi anni, complice il moltiplicarsi di episodi ai danni di innumerevoli vittime, uomini e donne.
Gli utenti oggetto di revenge porn vengono attaccati nella sfera più intima.
Il revenge porn infatti è considerato un reato informatico ed è identificato tramite appositi articoli nel nostro Codice Penale.
In particolare, la legge del 19 luglio 2019 n. 69 nota come Codice Rosso, è l’articolo che ci parla di revenge porn.
In questo articolo viene indicato qual è il trattamento riservato ai soggetti che diffondono illecitamente contenuti multimediali sessualmente espliciti di soggetti terzi non consenzienti.
Prima della comparsa di un articolo dedicato nel Codice Penale, i casi di revenge porn venivano puniti con riferimento al reato di pedopornografia o con riferimento al reato di stalking tramite l’utilizzo di strumenti informatici.
Aldilà della questione legale, la vendetta pornografica è un’azione di ritorsione compiuta da un individuo che, volendo ledere una persona che gli ha mandato foto intime in tempi passati, minaccia di diffonderle sul web senza apposito consenso.
La pericolosità e la gravità di quest’attività deriva dal fatto che le immagini della vittima vengono date in pasto ad un pubblico potenzialmente vasto che può inoltrarle ad altri contatti taramite chat, siti web pornografici e canali social.
Purtroppo, le immagini che ritraggono la vittima in atteggiamenti intimi sono impossibili da rimuovere del tutto poiché la loro circolazione è incontrollata: addirittura, le immagini possono essere sempre presenti nel cellulare di qualcuno, salvate negli archivi.
Il revenge porn è definito anche come “abuso sessuale tramite immagini”.
Un esempio tristemente famoso è quello di Tiziana Cantone, giovane donna che, diventata oggetto di vessazioni e angherie sui social network per un video hard diffuso dal suo ex fidanzato, morì suicida nel 2017.
I cyberbulli, molestatori digitali e la gogna mediatica hanno reso la sua vita un inferno tanto da portarla ad un gesto tanto estremo.
Amanda Todd, sedicenne canadese divenne vittima dell’azione di un attaccante che, dopo averla manipolata, l’aveva costretta a inviare foto esplicite. Lo stesso aggressore le diffuse online, rovinandole la reputazione.
Molte vittime di revenge porn, messe alla gogna decidono di trasferirsi altrove, non riescono più ad interagire con il prossimo; mentre l’aggressore che ha diffuso il materiale fotografico rimane il più delle volte impunito.
Chiunque fra di noi, uomini e donne, può essere vittima di revenge porn.
Il fenomeno non riguarda solamente i soggetti che hanno inviato o generato contenuti sessualmente espliciti.
Anzi, spesso grazie alle tecnologie di deepfake è possibile che le immagini e i contenuti oggetto di revenge porn vengano modificati al punto che non corrispondono alla realtà. Il volto della vittima viene applicato sul corpo di una attrice di contenuti per adulti grazie ad un algoritmo e diffuso tramite social network.
Lo scopo che intende raggiungere chi condivide foto compromettenti di una persona sui social network e su altri siti web è quello di umiliarla. Spesso questo comportamento si verifica al termine di una relazione sentimentale, dal momento che la vittima viene identificata dal carnefice come la principale responsabile della rottura della relazione.
Dai dati emersi da una ricerca condotta da American Psychological Association nel 2019 aveva riscontrato che una donna su dodici, ad un certo punto della propria vita, poteva essere vittima di revenge porn.
Considerato che tutto il settore delle tecnologie è in rapida evoluzione purtroppo, anche il revenge porn sta attraversando un momento di grandi cambiamenti e rivoluzioni. L’intelligenza artificiale se da un lato ha portato grandi benefici al comparto delle new technology dall’altro ha investito anche la pratica delle minacce online a sfondo sessuale.
Grazie alle potenzialità dell’AI infatti, è possibile manipolare le immagini sostituendone il volto di una persona con quello di un’altra.
Vedere i propri connotati sul corpo di un’attrice hard costituisce una vera violenza sessuale.
Attualmente, la giustizia italiana è dalla vostra parte per difendervi.
La norma relativa al revenge porn punisce chiunque “dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000”.
È punibile allo stesso modo anche chi semplicemente inoltra contenuti espliciti relativi di qualcun altro, senza il suo consenso.
Nel caso in cui siate vittime di revenge porn potete fare una segnalazione diretta al Garante della privacy, anche se siete minorenni: la legge consente a chiunque di agire con prontezza.
Grazie a questa nuova configurazione introdotta dal Garante della privacy con l’articolo 33 bis è possibile fare segnalazione dei casi di revenge porn in autonomia compilando un nuovo modulo online.
Infatti, il decreto-legge 8 ottobre del 2021, numero 139, emanato dal Governo ha ampliato la gamma di tutele a favore delle vittime del fenomeno del revenge porn. Chiunque di età maggiore di quattordici anni potrà semplicemente chiedere la rimozione da Internet dei contenuti diffusi che lo ritraggono senza il loro consenso.
La normativa del nuovo decreto-legge finalmente da un impulso risolutivo alla problematica in modo da poter cautelare adeguatamente le persone offese da questa pratica.
Ricevuta la segnalazione, l’Authority avrà 48 ore per ordinare la cancellazione.
Esiste poi un secondo modulo scaricabile dal sito, che permette di intervenire solamente su contenuti intimi diffusi su Facebook e Instagram.
Come ultima alternativa, è possibile ricorrere anche alla querela, preferibilmente tramite Polizia Postale e delle Telecomunicazioni.
Nel caso in cui foste vittime di revenge porn potete rivolgervi anche all’associazione senza scopo di lucro Permesso Negato, nata per dare supporto ai soggetti deboli nei casi di segnalazione di revenge porn, che difende le vittime digitali con una linea attiva h24 e una chat.
Tuttavia, è così che la vittima di solito viene a sapere della pubblicazione, da altre persone che la contattano, chiedendo altre foto o insultandola.
Tra loro c’è sempre qualcuno con un briciolo di coscienza, che si rendendosi conto della sofferenza causata da questo vile atto, collabora e fornisce tutte le informazioni importanti, in particolare la prova che la i contenuti multimediali sono stati inoltrati tramite una piattaforma specifica.
Se siete vittime di revenge porn non avete niente di cui vergognarvi.
Secondo una recente indagine condotta da Women for Security, circa il 75% delle donne intervistate ritiene che la denuncia per revenge porn alle autorità competenti possa essere efficace.
Vogliamo rassicuravi in questo senso.
Anche quando si tratta di una foto realizzata con il vostro consenso, oppure che voi avete spedita a qualcun altro, la legge è dalla vostra parte.
Quindi, come agire nel migliore dei modi?
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Non stampare gli screenshot, perché qualsiasi avvocato difensore potrebbe sostenere che siano stati manipolati;
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Per fare una denuncia di revenge porn occorrono prove digitali, raccolte attraverso servizi online, che garantiscono la veridicità di quanto raccolto;
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Il modo migliore per fare una denuncia è quello di presentarsi dalle autorità con una chiavetta usb con prove allegate e un breve documento che illustra dove sono state repertate, con tutti i link giusti e diretti. Così si aiutano le autorità a svolgere le indagini nel modo più rapido possibile.
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È importante chiarire che la polizia postale non è l’unica forza dell’ordine competente in materia. Ci si può rivolgere ad un avvocato o a un’associazione di categoria per ottenere supporto legale per capire come muoversi per denunciare e perseguire le vie legali;
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Rivolgersi a delle start up di vocazione sociale, che offrono la cristallizzazione delle prove digitali, e aiutano le vittime ad ottenere rimozione dei contenuti sulle piattaforme, quando possibile. Se la foto non è diventata virale ci sono concrete possibilità di poterla rimuovere dalle piattaforme in cui è stata scaricata;
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Ci sono diversi comportamenti da evitare. Ad esempio, inserire i nomi delle persone che hanno commesso revenge porn, così facendo si rischia una denuncia per diffamazione. Solo la magistratura può dichiarare qualcuno colpevole, in quanto vi è presunzione di innocenza fino a prova contraria. Si deve avere i nervi saldi, esercitando i propri diritti nei posti giusti e rendere pubblici i nomi solo quando sono completamente accertati.
Cosa fare se sono stato inserito all’interno di una chat o un gruppo di pornografia non consensuale?
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Eliminate istantaneamente la condivisione automatica delle foto dalle chat/canali alla galleria (sia interna che nel Cloud) del vostro dispositivo. Scaricare accidentalmente immagini pedopornografiche ne comporta la loro detenzione, costituendo reato penale;
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Nel caso di immagini raffiguranti adulti, scaricate inavvertitamente, la soluzione migliore è quella di cancellare tutto immediatamente, avendo premura di eliminare le foto anche dai sistemi Cloud;
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Abbandonare immediatamente questi gruppi e denunciarli immediatamente alla polizia postale o sistemi online che offrono supporto contro il revenge porn, se volete aiutare le vittime coinvolte nelle chat;
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Raccogliete le prove nel modo corretto, evitando di scaricare immagini che non siano vostre, anche se volete farlo in buona fede, perché sarebbe l’ennesima violenza a danno delle vittime coinvolte.
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Iasmin Prati ha raggiunto il suo quarto di secolo, e il suo CV sembra una mappa concettuale. Cosa c’è in comune a tutte le sue attività? La sensibilizzazione per la libertà d’espressione e la particolare attenzione alle tematiche etiche.