L’information warfare, nota in italiano come guerra delle informazioni, consiste nel tentavo di destabilizzare la democrazia su cui si fondano le società moderne.

Questo tipo di conflitto è sempre esistito, ma al giorno d’oggi i social media hanno contribuito a farlo esplodere come mai prima, nonché a conferirgli delle  caratteristiche del tutto nuove.

information warfare

Nonostante il livello di scolarizzazione medio sia più alto che in passato, diventa sempre più difficile distinguere tra ciò che è vero e ciò che non lo è, una notizia veritiera da una fake news.

Ma in cosa consiste questa guerra delle informazioni tramite social network? Come si manifesta? Chi si cela dietro? E’ davvero così pericolosa?

Per conoscere le risposte a queste domande proseguite con la lettura.

  1. Information warfare: chiarimenti sul lessico
  2. Rapporto tra guerra ed informazioni
  3. Guerra delle informazioni come arma per la guerra cyber
  4. Information warfare; quale ruolo giocano i social media
  5. Attori dell’information warfare
  6. Mezzi utilizzati
  7. La Russia, la regina dell’information warfare
  8. Considerazioni finali sull’information warfare

Information warfare: chiarimenti sul lessico

Per information warfare s’intende l’uso deliberato delle tecnologie digitali per l’attacco ad uno Stato o una organizzazione per motivi politici, strategici o militari.

Tuttavia, quando si parla di informazioni, siamo tempestati di neologismi decisamente ambigui.

Eppure, termini come fake news, disinformazione, information warfare hanno tutte accezioni ben distinte.

Ne presentiamo una carrellata al fine di comprendere e distinguere il significato di ciascuno.

  • Disinformazione: E’ l’azione di chi, in piena coscienza di quello che sta facendo, diffonde notizie o informazioni inesatte per influenzare le scelte di qualcuno
  • Misinformazione: E’ l’azione di chi diffonde una bufala senza essere certo che si tratti di un’informazione falsa e senza averne prima appurato l’attendibilità.
  • Infodemia: la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, spesso non accuratamente verificate, e quindi magari in contraddizione, che rendono difficile identificare le fonti affidabili e informarsi correttamente su un determinato argomento
  • Fake news: Notizia falsa spesso diffusa tramite la rete. Comprende gli errori giornalistici, le notizie appositamente create per diffondere disinformazione, nonché le teorie complottiste non basate su fatti concreti
  • Deepfake: Video alterato o adattato ad un contesto diverso da quello originale. Si tratta di filmati altamente realistici ma fasulli. Spesso sono presi di mira personaggi pubblici ma anche politici, le cui parole vengono modificate per fini diffamatori.

Rapporto tra guerra ed informazioni

In guerra la distribuzione delle informazioni è fondamentale. Permette, infatti,  di: ottenere l’appoggio di altre nazioni, screditare l’avversario,  convincere il popolo della legittimità delle azioni intraprese, e molto altro.

In particolare, il rapporto tra guerra e diffusione delle informazioni si riassume in pochi punti essenziali:

  • le guerre accelerano l’evoluzione tecnologica, in tutti i campi, incluso quello della comunicazione di massa
  • in guerra ciascuna delle parti vorrebbe controllare le informazioni in circolo per i suoi fini
  • gli strumenti di comunicazione hanno la funzione di raccontare la guerra da diversi punti di vista

In questo contesto, i social media incrementano esponenzialmente il flusso delle informazioni e la loro velocità, permettendo di raggiungere chiunque in modo rapido e con costi decisamente moderati.

Ben si comprende come nel contesto moderno, questi rappresentino un’arma strategica ideale.

Guerra delle informazioni come arma per la guerra cyber

Lo spazio virtuale è stato definito il quinto dominio in abito militare.

Il che significa che è stato riconosciuto come un campo di battaglia a tutti gli effetti.

Si tratta, però, di un campo ancora parzialmente inesplorato e sprovvisto di una normativa internazionale universalmente riconosciuta.

La guerra informatica si serve di armi cyber come gli attacchi informatici per

  • destabilizzare il nemico, disabilitando i sistemi digitali degli avversari
  • compromettere il funzionamento delle infrastrutture critiche (gasdotti, centrali elettriche…).
  • intaccare il normale flusso di informazioni, isolando i canali di comunicazione e la diffusione di notizie attendibili, a vantaggio di quelle fasulle
  • interrompere, manipolare o influenzare la diffusione delle notizie
  • insinuare il dubbio e la diffidenza verso i leader politici o atri personaggi di spicco contrari ai fini ultimi della guerra

Lo scopo finale è imporre una visione del mondo coerente con gli obiettivo del conflitto.

Information warfare; quale ruolo giocano i social media

In questo quadro, i social assumono un ruolo fondamentale.

La guerra di informazione su internet non sarebbe tanto efficace se non potesse contare su una rete capillare come quella delle piattaforme social.

Una percentuale altissima della popolazione mondiale, specialmente nei paesi sviluppati o in via di sviluppo, possiede degli account social.

In aggiunta, la tendenza di informarsi attraverso essi, anziché tramite i canonici telegiornali o quotidiani cartacei, è in forte aumento.

Un altro obiettivo in precedenza impensabile, ma ora reso attuabile dai social, è la possibilità di raccogliere informazioni per perfezionare le campagne di disinformazione.

A causa dei social, è infatti possibile targettizzare le vittime. Basta considerare criteri d’interesse, come età, religione, sesso, area geografica, ecc. e la fake news potrà essere indirizzata con accurata precisione.

Rapidità, efficienza e bassi costi di pubblicazione sono infine le ultime caratteristiche che rendono piattaforme come Facebook, Instagram e le altre analoghe, delle vere e proprie armi di Information warfare.

Attori dell’information warfare

Come in tutti i conflitti, ci sono molti attori che, a vario titolo, contribuiscono alla difesa e all’attacco.

Tra essi troviamo:

Reparti IT militari e/o Governi
I reparti militari possono essere a un tempo gli autori o i committenti delle campagne di disinformazione, così come gli incaricati di difendere lo stato da attacchi nemici.
Movimenti di Hacktivisti
Alcune volte, come nel caso della guerra tra Russia ed Ucraina, anche i gruppi di attivisti digitali si schierano da una parte o dall’altra. Con i loro attacchi possono contribuire a diffondere informazioni false contro una delle parti o rendere inaccessibili notizie della fazione nemica, o ancora possono diffondere documenti riservati.
Disinformation as-a-service
Esistono singoli hacker, o gruppi organizzati, che soddisfano le richieste illecite di chiunque possa permettersi di pagarli. Tra questi, alcuni offrono campagne professionali di disinformazione mirata. Il rapporto dell’ENISA (ente europeo per la sicurezza informatica) del 2022 riporta come il numero di Terze Parti che offre questi servizi ha iniziato a crescere dal 2019, di pari passo con il numero di Stati, enti pubblici e aziende private che se ne servono. Il che sta aiutando a rendere le campagne di disinformazione più complesse, rapide e meno costose.
Giornalisti
I giornalisti sono a volte, e loro malgrado,  parte di questo conflitto. Se si tratta di personaggi “scomodi” sono spesso presi di mira con attacchi personali o di tipo hacker che tentano di metterli a tacere. In altri casi, sono responsabili (consapevoli o inconsapevoli) della pubblicazione di notizie non verificate o provenienti da fonti non attendibili (magari parte di campagne di disinformazione).
Utenti finali
Essi sono i destinatari privilegiati delle campagne di information warfare e, per certi versi, le uniche vere vittime. La loro responsabilità risiede esclusivamente nella condivisione indiscriminata dei contenuti. Possono difendersi solo scegliendo accuratamente poche fonti affidabili di informazione, che portino avanti idee diverse tra loro, in modo da fornire una panoramica a 360 gradi sull’argomento, permettendo, così, all’utente di farsi realmente un’opinione propria.

Mezzi utilizzati

Per quello che riguarda i meccanismi che portano alla diffusione di notizie volutamente mendaci, in primo luogo abbiamo le cosiddette fabbriche di troll.

Si tratta di società i cui dipendenti pubblicano, attraverso account social falsi, commenti in linea con quanto richiesto dal committente.

Un ulteriore mezzo sono i bot, ovvero programmi che mandano automaticamente risposte stereotipate in base alle parole chiave contenute nelle domande.

Altre volte, invece, la disinformazione passa attraverso l’hackeraggio di siti che manifestano idee opposte a quelle volute da una delle parti in conflitto.

Infine, i social media hanno degli algoritmi che determinano quali notizie appariranno su una particolare bacheca.

Questo fa si che, una volta effettuata una ricerca, l’utente si possa ritrovare in una sorta di bolla informativa. In sostanza, questa fa sì che vengano visualizzati contenuti che sostengono solo una faccia parte dei fatti realmente accaduti. Il che lo induce a credere che questa sia l’unica esistente.

La Russia, la regina dell’information warfare

Le prime tracce sulle origini della guerra delle informazioni possiamo ritrovarle in alcuni documenti diffusi dal KKB, l’intelligence russa, per destabilizzare il nemico durante la guerra fredda.

Alla fine di quel conflitto, la Russia decise di continuare a sviluppare armi informative fondando un’agenzia di stampa e diffusione in rete di contenuti filorussi.

Tra queste notizie si possono chiaramente identificare post volti ad attaccare o denigrare gli oppositori mediante

  • video deep fake
  • immagini distorte
  • documenti modificati
  • e notizie totalmente inventate.

Queste agenzie erano attive già nel periodo della guerra in Crimea ed hanno tentato di influenzare, tra gli altri, le elezioni americane del 2016.

Non è noto se queste agenzie siano ancora operanti, ma alcune fonti suggeriscono che il Cremlino, così come anche altre nazioni, stiano iniziando a far confluire le tattiche di distorsione della realtà in piani strategici più ampi.

Anche per quello che riguarda l’attuale conflitto con l’Ucraina, la Russia ha puntato a far rimanere come unica fonte di informazione all’interno dei confini nazionali la propaganda ufficiale.

Eliminando la parola guerra dai notiziari e confinando tutte le voci fuori dal coro, ha mantenuto e mantiene ancora milioni di persone all’oscuro rispetto a quanto sta succedendo in Ucraina.

Considerazioni finali sull’information warfare

L’information warfare è un tipo di minaccia transnazionale che incide sulla stabilità delle nazioni e delle società.

Si occupa di

  • confondere le idee
  • diffondere sfiducia

verso fonti di informazioni, leader politici(si pensi agli attacchi contro Macron e contro Hilary Clinton), o interi apparati statali.

Fa si che i cittadini siano portati a credere a tutto, a non credere a nulla o a fidarsi di teorie inverosimili e cospirazioniste.

Difendersi è difficile, ma si stanno facendo dei passi in avanti.

Alcune piattaforme social hanno iniziato a rimuovere i contenuti che riportano notizie false. Ci sono anche degli algoritmi di Intelligenza artificiale in fase di sviluppo che in futuro potrebbero aiutarci a fare una cernita dei post, individuando quelli contraffatti.

Le Nazioni, dal canto loro, si stanno muovendo con azioni giudiziarie e campagne di sensibilizzazione.