Vi è mai capitato di imparare il significato di una parola che non avevate mai sentito prima e notare che nei giorni seguenti la sentite spessissimo? Secondo gli scienziati questa è la manifestazione di un processo che il nostro cervello mette in atto per rafforzare le sue convinzioni.

E’ quanto succede nell’epoca dei social e di internet, in cui la viralità di certe informazioni spesso viene confusa per fondatezza.

Tuttavia, non è il numero di persone che condividono una certa opinione a determinare se corrisponde effettivamente a realtà.

Disinformazione e internet

D’altro canto, le nostre idee influenzano il nostro modo di comportarci, il che dà loro un grande potere.

E’ per questo che sempre più persone mirano a controllare la circolazione delle informazioni in modo da favorire alcuni interessi privati.

Poiché con internet e i social media il fenomeno ha assunto proporzioni esponenziali, oggi esamineremo in dettaglio il legame ormai simbiotico che unisce disinformazione e internet.

  1. Significato di disinformazione
  2. Quali obiettivi persegue la disinformazione
  3. Strumenti e meccanismi di diffusione della disinformazione
  4. Riconoscere una notizia a cui non dare credito
  5. Conclusioni

Significato di disinformazione

La disinformazione si basa sulla diffusione di informazioni intenzionalmente false o fuorvianti, che possono riguardare eventi attuali, questioni politiche, salute, scienza e molti altri argomenti.

Quando le persone vengono esposte a informazioni false, senza rendersene conto, possono formarsi opinioni errate o basate su premesse inaccurate.

Quali obiettivi persegue la disinformazione

Esistono diversi motivi per cui qualcuno decide di creare e diffondere una notizia che sa essere falsa. L’idea è sempre quella di influenzare il pensiero e il comportamento di un gran numero di persone in vista di un ritorno economico o reputazionale.

I temi principali di quelle che in gergo vengono definite fake news riguardano:

  • Temi caldi, di cui tutti parlano (vaccini, cambiamento climatico…)
  • News dell’ultima ora (stragi, disastri…)
  • Personalità di spicco (Politici, dissidenti, attivisti…)
  • Minoranze
  • Governi ostili

Vediamo, quindi, quali sono i principali scopi di chi diffonde disinformazione.

  • Guadagnare denaro in modo fraudolento

Molti truffatori e hacker giocano sull’ingenuità (e a volte la disperazione) degli utenti.

E’ pratica comune, infatti, la commercializzazione di prodotti, medicinali o rimedi contraffatti e fraudolenti.

Tuttavia, queste truffe possono adattarsi anche ad altri ambiti: nel 2014 una società inesistente fu sponsorizzata in internet tanto da attirare alcuni investitori.

Il suo valore crebbe a dismisura, per poi crollare, lasciando chi ci aveva investito a mani vuote.

  • Destabilizzare un paese avversario

Allo scoppio della pandemia, in Italia circolavano notizie infondate che incitavano ad interrompere alcune terapie per difendersi dagli effetti gravi del coronavirus. Un’interruzione contro il parere medico avrebbe potuto essere letale a queste persone, nonché aggravare la pressione sugli ospedali già al collasso.

Al di là della notizia in sé, si può constatare quanto questa rappresenti un perfetto esempio di come, attraverso fake news e disinformazione, si riesca ad aumentare il malcontento dei cittadini.

Il fine, in questo caso, è utilizzare l’inquietudine collettiva come vera e propria arma di destabilizzazione sociale.

  • Propaganda

In alcune occasioni, sono dei politici in malafede ad utilizzare le fake news per ottenere il sostegno popolare.

E’ quanto accaduto nelle Filippine, dove l’immagine di una bambina morta (scattata in realtà in Brasile) è stata strumentalizzata per giustificare le esecuzioni sommarie di potenziali narcotrafficanti.

Anche all’inizio della guerra Russo-Ucraina entrambe le parti hanno fatto massiccio uso di immagini fuori contesto o contraffatte per influenzare l’opinione pubblica nel proprio paese e all’estero.

  • Influenzare le politiche estere

Se notizie false, video deepfake, parti di discorso decontestualizzate, immagini ritoccate e altre insinuazioni infondate si diffondono e le persone cominciano a crederci, diventa poi molto difficile sradicare le convinzioni che queste  hanno creato.

Infatti le fake news, specialmente se create ah hoc, sono estremamente realistiche ed è davvero difficile riconoscerle.

Nel 2016, ad esempio, fu provata un’ingerenza Russa nelle elezioni politiche americane e anche il presidente Macron, durante la campagna elettorale per la presidenza della Repubblica francese ha dovuto rispondere di accuse infondate.

  • Contrastare politiche socialmente utili che danneggiano uno specifico business

A dimostrazione di come la diffusione di notizie false possa ledere l’intera società, possiamo citare due casi eclatanti, riguardanti rispettivamente:

  • gli effetti negativi del fumo
  • il cambiamento climatico

Nel primo caso, furono le compagnie che producevano e vendevano sigarette, nel secondo le industrie dei carboni fossili a pagare degli scienziati perché producessero e sostenessero pubblicamente dati falsi.

Così facendo, hanno ritardato di molti anni le politiche ambientali e contro il tabacco, guadagnando montagne di denaro a discapito del futuro e della salute dell’intera popolazione mondiale.

In tal modo, è nato un dibattito acceso tra chi crede ad un fenomeno e chi no.

Ebbene  la scienza non è un fatto di opinione è l’osservazione metodica di fatti: abbassarla al livello di “convinzione” lede tutti.

  • Portare avanti battaglie ideologiche o commerciali

Diffondere notizie finte, decontestualizzate o non verificate può influenzare l’opinione pubblica più di quanto si possa credere.

Un esempio eclatante è rappresentato dalla pratica delle recensioni a pagamento. Attraverso questo espediente, un qualsiasi prodotto può essere ostacolato o sponsorizzato senza che ci sia una corrispondenza reale con le affermazioni che lo sostengono o incriminano.

Strumenti e meccanismi di diffusione della disinformazione

Analizziamo, dunque, quali sono i principali strumenti e tecniche di diffusione di disinformazione su internet.

Infodemia

Si tratta della condivisione indiscriminata di un’enorme quantità di informazioni, senza alcuna distinzione tra vere, false o non verificate. Questo fa si che per l’utente diventi difficile capire effettivamente quale sia la verità e crearsi un’opinione basata sui fatti reali e non su quelli che vorrebbero spacciarci per tali.

Disinformazione travestita da satira

La satira, per sua natura, ha scopo umoristico, per questo ingigantisce le situazioni fino al paradosso o le ridicolizza. E´ capitato che testi satirici riportati fuori contesto abbiano dato adito a dicerie infondate.

Questo fa sicuramente riflettere sulla responsabilità che noi tutti abbiamo nel momento in cui condividiamo notizie che potremmo non aver compreso a pieno. La vera problematica nasce dal fatto che i contenuti etichettati come satira non vengono sottoposti ai filtri contro le fake news.

Ciò fa sì che per un malintenzionato sia sufficiente etichettare la sua bufala come satira per farla circolare impunemente.

Social Chatbot

I Chatbot sono software automatizzati in grado di simulare una conversazione con una persona reale. Sono utilizzati legittimamente per diverse mansioni, tra cui l’assistenza clienti o le promozioni.

Con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, però, questi programmi sono diventati sempre più realistici e hanno iniziato ad essere usati anche per le truffe. Inoltre, fingendosi interlocutori umani, sui social diventano spesso mezzi per diffondere rapidamente bufale.

Fabbriche di troll

Durante la guerra fredda sia gli americani che i russi cercavano di far trapelare oltre il fronte scoop inventati per destabilizzare l’avversario.

La Russia in seguito fondò una agenzia di stampa, la Internet Research Agency per diffondere notizie infondate e screditare gli oppositori interni, attaccare i governi ostili, influenzare il dibattito pubblico occidentale.

Questo, ovviamente, non è l’unico caso, ma dà un’idea della potenza delle informazioni manipolate come strumenti di guerra o di controllo sociale.

Deepfake

Il Deepfake è la pratica di creare video contraffatti in modo che sembrino reali.

In passato questa tecnica è stata usata per diffondere truffe in seguito a un furto di identità. Quattro anni fa, per mettere in luce la potenza del Deepfake, Jordan Peele realizzò un video in cui Barack Obama insultava Donald Trump.

Oggi, sempre in relazione all’evoluzione dell’AI, non è più così raro imbattersi in immagini contraffatte, fasulle, ma impossibili da riconoscere come tali.

La manipolazione effettuata dall’intelligenza artificiale è talmente realistica, da rendere ancora più sfumato il già sottile confine tra vero e verosimile.

ClickBait

Il clickbait è una strategia di marketing digitale.

In internet le pubblicità pagano chi le espone in base al numero di utenti che le visualizzano. Questo significa che, per i gestori di pagine che ospitano annunci pubblicitari, avere molte visite ogni giorno porta un gran guadagno.

Per tale ragione, si fa spesso ricorso a titoli esagerati, tali da suscitare emozioni forti nei lettori ed indurli a fare clic. Chi poi legge il testo rimane deluso: il titolo ha ben poco a che vedere con il contenuto reale, le parole che avevano attirato l’attenzione sono esagerate o fuori contesto.

Breaking news

Quando accade qualche cosa di imprevisto e drammatico, si ha tanto la curiosità degli utenti di venire a conoscenza dei dettagli della vicenda, quanto la difficoltà nel reperire informazioni sicure e affidabili.

Spesso, poi, si tratta di tragedie in cui la situazione evolve rapidamente ed è necessario del tempo per verificare i fatti. La priorità, in questi casi, è data alla gestione dell’emergenza, piuttosto che alla condivisione di notizie.

Queste situazioni, però, sono assai favorevoli per i Clickbait fraudolento o per chi vuole incitare all’odio o destabilizzare l’opinione pubblica.

Disinformazione e falsificazione di statistiche

I numeri e i grafici permettono di interpretare in modo preciso e intuitivo una situazione, spesso sono più rapidi e più efficaci di mille discorsi.

Saperli leggere e capire però, non è una qualità innata e l’interpretazione di dati

  • decontestualizzati
  • parziali
  • fatta da chi non ha le giuste competenze

può portare a diffondere convinzioni errate.

Sorbire i numeri senza sapere quali sono le domande giuste da porsi, in alcuni casi, porta solo a conclusioni fuorvianti e infondate.

False recensioni

Infine, come evidenziavamo in precedenza, il fenomeno delle recensioni fasulle, scritte da profili bot o da persone appositamente remunerate allo scopo, ostacola la concorrenza onesta ai danni dei consumatori.

Riconoscere una notizia a cui non dare credito

La disinformazione dilaga, e purtroppo sono gli stessi utenti che contribuiscono ad aumentarne ridondanza e popolarità.

Ma come possiamo contrastarla efficacemente?

Vi presentiamo di seguito una serie di best practice da seguire per non rendersi complici del fenomeno:

  • Non condividere una notizia che non è stata verificata basandoti solo sul titolo di un articolo
  • Diffida dei contenuti postati da profili con molte interazioni e pochi follower, potrebbero essere bot
  • Non commentare se non hai le competenze necessarie in quell’ambito
  • Segnala i contenuti tendenziosi
  • Informati da fonti diverse, che portano avanti tesi contrastanti
  • I dati scientifici non sono opinabili (al più interpretabili), i dibattiti etici sì
  • Diffida di chi offre breacking news troppo dettagliate o “certe”
  • Diffida delle recensioni con errori, con troppi superlativi o provenienti da profili che recensiscono troppo

Ricordatevi che chi crea queste notizie fa leva su sentimenti che sono incontrollabili, come paura, rabbia, frustrazione o un forte desiderio. Sa infatti che i contenuti che suscitano queste emozioni viaggeranno più velocemente e sapranno condizionarci meglio.

Conclusioni

Si potrebbe obiettare che la disinformazione è sempre esistita, e l’obiezione sarebbe corretta.

Tuttavia, a differenza rispetto al passato è la velocità con cui una notizia falsa riesce a viaggiare.

Grazie a Internet le persone che credono a queste bufale riescono facilmente ad riunirsi in gruppi, nei quali spesso c’è spazio per un solo punto di vista (le cosiddette echo chambers).

Questo accresce la loro sicurezza e la voglia di convincere il mondo di quella che loro ritengono essere la verità (a volte addirittura in modo poco pacifico). Combattono per una posizione che non sanno essere stata appositamente confezionata da qualcuno che intendeva creare disordine o influenzare il comportamento di una massa.

La disinformazione è un’arma a tutti gli effetti, e difendersi da essa significa difendere la propria libertà di opinione e informazione.

Inoltre, insegnare come difendersi, anche ai più giovani, che si affidano esclusivamente ad Internet per informarsi, significa contribuire a creargli un futuro di libertà e pensiero critico, in cui non sia una fabbrica di troll a prendere decisioni al posto loro.